Covid, studio italiano: anticancro può bloccare primi sintomi.

Rosalba Baldino

Un farmaco anticancro può bloccare i primi sintomi del Covid. E’ quanto emerge da una ricerca italiana coordinata dall’Università Milano Bicocca condotta insieme all’Università di Brescia e pubblicata  sul “Journal of Medical Virology”.

Si tratta del metotrexato ,farmaco utilizzato da decine di anni in terapie antitumorali e su patologie autoimmuni,   in grado- spiega lo studio- di inibire la duplicazione del Sars-Cov2  in test di laboratorio e  ha quindi “il potenziale di limitare i danni nei pazienti meno gravi”.

Il farmaco è stato sperimentato su cellule in vitro presso il laboratorio di Microbiologia dell’Università di Brescia, diretto dal calabrese Arnaldo Caruso “Un approccio nuovo alla terapia antivirale – afferma  il docente di Microbiologia dell’Università degli Studi di Brescia e Presidente della Società Italiana di Virologia – che parte dalle nostre conoscenze su Sars-CoV-2. Un virus che ha bisogno di replicare continuamente nella cellula che infetta altrimenti viene degradato ed eliminato. Il Metotrexato toglie energia alla cellula impedendo che il virus replichi. Con questo semplice meccanismo noi possiamo bloccare il virus ed i suoi effetti patogenetici. Non essendo un farmaco diretto verso componenti virali, non dobbiamo temere che mutazioni del virus possano in futuro renderlo inefficace. Se poi consideriamo i già noti effetti anti-infiammatori del Metotrexato, la sua efficacia nei pazienti Covid potrebbe diventare ancora più significativa. Una speranza in attesa della sperimentazione sul paziente».

“Alla sperimentazione in vitro – assicurano da Bicocca e UniBs – seguirà al più presto lo studio clinico sull’efficacia del metotrexato nell’inibire la duplicazione del Sars-CoV-2”. L’obiettivo sarà “confermare se il farmaco sia in grado di ridurre gli effetti del virus sui pazienti dai sintomi lievi o precoci”, così da “prevenire, in combinazione con la risposta del sistema immunitario del paziente, la diffusione dell’infezione e l’insorgenza di possibili complicazioni fatali”.

“Questo studio è il risultato di un metodo molto innovativo – afferma Lilia Alberghina, direttore scientifico di Isbe.It-Sysbio Centro di Systems Biology dell’università di Milano-Bicocca – Su diversi piani: l’approccio scientifico metodologico, basato sulla biologia sistemica; una fortissima interdisciplinarietà, visto che alla ricerca hanno preso parte clinici, biochimici, virologi e microbiologi; una forte collaborazione tra più istituzioni. Lo stesso team ha già definito le fasi di svolgimento dello studio clinico. Ora occorre partire al più presto per validare anche a livello clinico l’efficacia terapeutica del farmaco e così cercare di portare sollievo a una pesante e angosciosa situazione sociale ed economica”.

 

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