Violenza sulle donne calabresi durante e post lockdown. Intervista a Maria Grazia Muri

Red02

Le donne avevano paura di essere scoperte al telefono e per questo motivo non osavano nemmeno chiederci aiuto.” A parlare con Ten è la Dott.ssa Maria Grazia Muri, Presidentessa dell’associazione S.O.S ASTARTE donna di Catanzaro. La violenza e l’impossibilità di uscire di casa per chiedere aiuto è stato questo il dramma vissuto da molte donne in tutta Italia durante il lockdown e la Calabria, purtroppo, non fa eccezione. “Per quanto riguardo il territorio calabrese – dice la Muri – le chiamate sono diminuite drasticamente. Ma non perché fossero calati gli episodi di violenza, semplicemente le donne avevano paura.”

Gli abusi aumentano e le denunce diminuiscono

“Nel nostro territorio di riferimento abbiamo registrato nel 2019 una media di sei chiamate al mese, invece, nei primi tre mesi del 2020 – spiega la Presidentessa – ci sono arrivate ben sedici chiamate solo a gennaio. Dopo l’8 marzo, purtroppo, il numero delle telefonate è diminuito.” La paura è il sentimento che accomuna tutte le vittime. Una paura purtroppo ben riposta se si considera che nel periodo di confinamento sociale la violenza di tipo fisico è cresciuta di 10 punti percentuali rispetto al 2019 passando dal 43,4% al 52,7%. Si registra anche un aumento “della maledetta violenza psicologica – chiamata così da Elisabetta Silipo operatrice telefonica di ASTARTE – passando dal 37,9 al 43,2%.

Le richieste d’aiuto gestite per telefono

Al centro anti violenza S.O.S Astarte donna, le poche richieste d’aiuto dall’inizio della quarantena al diciotto maggio, tra accessi diretti, segnalazioni e chiamate dalle forze dell’ordine, sono state solo sette, tutte gestite telefonicamente.

Ed è proprio grazie al supporto telefonico e alla segnalazione tempestiva della Croce Rossa, racconta la Silipo, se in piena quarantena sono riuscite ad aiutare una ragazza che subiva violenza familiare: “La vittima, in quel caso, è riuscita a chiedere aiuto durante i pochi secondi che la famiglia le concedeva per andare a passeggiare il cane. Molte donne però, questa fortuna non l’hanno avuta. Non è facile ritagliarsi, anche due diminuiti di tempo, per denunciare l’abuso quando sei costretta a vivere h24 con il tuo carnefice” – spiega l’operatrice.

Con la fine del lockdown le denunce sono subito aumentate, attualmente si registra una crescita del 25% rispetto al 2019: “La prima chiamata è stata il 25 maggio – dice Elisabetta – Da quel giorno abbiamo registrato, solo nella nostra associazione, un totale di ventisei denunce. I mesi estivi, maggio, giugno e luglio sono stati mesi infuocati, il telefono non smetteva di squillare. Abbiamo ripreso a lavorare con numeri molto più alti rispetto al pre-lockdown e siamo rimaste meravigliate perché, dopo la quarantena, sono aumentati gli accessi diretti, ovvero, le donne spontaneamente vanno nei centri di anti violenza a denunciare o comunque chiamano il numero verde (1522) chiedendo un aiuto tempestivo, come se avessero paura della famosa seconda ondata e che quindi l’incubo dell’isolamento si possa ripetere.”

Se sei vittima di violenza: “Non sei sola”

Si consiglia a qualsiasi vittima di violenza di contattare il numero 1522, gratuito e attivo 24 h su 24, messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari opportunità che accoglie con operatrici specializzate tutte le denunce. Oppure è possibile scaricare l’applicazione 1522, disponibile sia su iOS che su Android, per chattare con le operatrici e chiedere aiuto.

“Per noi Covid o non Covid se una donna in difficoltà chiama noi risponderemo sempre: dove sei, stiamo arrivando” – conclude così l’intervista Maria Grazia Muri, Presidentessa di Astarte, centro antiviolenza di Catanzaro.

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