‘Ndrangheta, operazione contro la cosca Pesce nel Reggino: 53 arresti

Red02

Un’operazione è stata condotta dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, dal Ros dei carabinieri (supportato dal Comando provinciale di Reggio Calabria) dal Gico della Guardia di finanza di Reggio, insieme allo Scico, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, per l’esecuzione di 53 ordinanze cautelari – 44 in carcere e 9 ai domiciliari – nei confronti di altrettanti soggetti indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa, detenzione, porto illegale e ricettazione di armi, estorsioni (consumate e tentate), favoreggiamento personale, aggravati dalla circostanza del metodo e dell’agevolazione mafiosa, nonché per traffico e cessione di sostanze stupefacenti, prevalentemente marijuana e hashish.

La Squadra mobile e lo Sco della Polizia stanno eseguendo 49 misure cautelari, il Ros e il Gico 4 misure cautelari e il sequestro di una cooperativa agricola, con annessi capannoni industriali e terreni e un’impresa individuale – avente ad oggetto l’esercizio di attività agricola, con relativi terreni – per un valore stimato di oltre 8,5 milioni di euro. Sono in corso di esecuzione anche numerose perquisizioni. L’operazione scaturisce dalla convergenza investigativa di due attività di indagine – quella condotta dalla Squadra mobile denominata Handover e quella svolta dal Ros e dal Gico di Reggio denominata Pecunia Olet – nei confronti della cosca Pesce, ramificata sul territorio di Rosarno e in altri comuni della Piana di Gioia Tauro, con interessi estesi in ambito nazionale e all’estero.

L’operazione di polizia scaturisce dalla convergenza investigativa di due attività di indagine – quella condotta dalla Squadra Mobile denominata Handover e quella svolta dal Ros e dal Gico di Reggio Calabria denominata Pecunia Olet – coordinate dal procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e dai sostituti procuratori Francesco Ponzetta e Paola D’Ambrosio, nei confronti della cosca Pesce di Rosarno, articolazione di ‘ndrangheta ramificata sul territorio di Rosarno e comuni vicini e con interessi sia in ambito nazionale che all’estero.

Le attività hanno consentito di disarticolare le proiezioni della cosca “Pesce”, sia sul fronte delle attività tipicamente criminali, connesse alla gestione del traffico di stupefacenti, alle estorsioni ed al “controllo” delle commesse di lavori gestite dalla Autorità Portuale di Gioia Tauro riguardanti opere interne all’area portuale, sia sul fronte economico/imprenditoriale, destrutturando la gestione monopolistica da parte della cosca – attraverso accordi collusivi con un gruppo imprenditoriale siciliano, con mire espansioniste in territorio calabrese – del settore della grande distribuzione alimentare e della gestione delle attività economiche collegate alla grande distribuzione.

Rispondono di associazione mafiosa 13 soggetti, per aver fatto parte della cosca Pesce, con il ruolo di dirigenti e partecipi. Sono invece accusati di aver preso parte all’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti 13 soggetti in qualità di promotori, dirigenti e partecipi. Altri soggetti rispondono di cessione di sostanze stupefacenti. Invero, le indagini hanno consentito di documentare diversi episodi di detenzione ai fini di spaccio di quantitativi, anche ingenti, di sostanza stupefacente (prevalentemente marijuana e hashish), parte dei quali sono stati sottoposti a sequestro. Altri indagati sono ritenuti responsabili di numerose estorsioni, per diverse migliaia di euro, consumate e tentate in danno di privati cittadini, imprenditori ed operatori economici, nonché di detenzione di armi anche da guerra. Alcuni soggetti sono indagati a piede libero per intestazione fittizia di beni.

L’indagine ha riguardato l’infiltrazione della cosca Pesce nel tessuto economico rosarnese relativo alla Grande Distribuzione Organizzata, con particolare riferimento alla gestione dei trasporti su gomma per il rifornimento di generi alimentari. La presente attività si pone in continuità rispetto ad analoga indagine denominata “All inside” nel cui ambito vennero eseguite numerose misure cautelari per associazione mafiosa e vennero accertate le ingerenze del cartello ‘ndranghetista Pesce Bellocco nella distribuzione delle merci dirette verso alcuni punti vendita del gruppo imprenditoriale Sisa (parte estorta) nella piana di Gioia Tauro.

Le investigazioni hanno consentito di documentare l’esistenza di strette relazioni criminali tra la cosca Pesce ed un gruppo imprenditoriale siciliano attivo nella gestione di supermercati e con mire espansionistiche anche in Calabria dove, per ottenere vantaggi economici, non ha esitato a stringere accordi collusivi con la ‘ndrangheta, traendo così vantaggio dal potere mafioso esercitato dalle cosche sul territorio. Detto accordo prevedeva che i Pesce avrebbero gestito in maniera monopolistica lo stoccaggio e l’intero settore dei trasporti su gomma delle merci destinate a rifornire i punti vendita al dettaglio del gruppo. L’imprenditore colluso, conscio della mafiosità dei suoi interlocutori, ha cercato di mettersi al riparo da possibili indagini nei suoi confronti creando una sorta di schermo, stipulando formalmente accordi commerciali diretti con una sola azienda di autotrasporti pulita riferibile a soggetti incensurati la quale, a sua volta, affidava i trasporti ad ulteriori imprese [padroncini] di gradimento del sodalizio che, in tal modo, si è assicurato, attraverso una gestione monopolistica del settore dei trasporti, un incremento del potere economico e del prestigio criminale sul territorio.

L’apice dell’escalation imprenditoriale della holding siciliana (iniziata nel 2009) è stato raggiunto nel 2014, allorquando il gruppo era presente sul territorio calabrese con: un centro di distribuzione e smistamento delle merci a Rosarno; tre punti vendita a gestione diretta [uno a Rosarno e due a Reggio Calabria]; quattro punti vendita a gestione indiretta, concessi in affitto (due a Reggio Calabria, uno a Catanzaro ed uno a Cosenza); sei punti vendita legati da rapporti di affiliazione/somministrazione (uno a Gioiosa Jonica, due a Melito Porto Salvo, tre a Reggio Calabria). Nonostante l’accordo collusivo, il gruppo imprenditoriale siciliano, secondo le più tradizionali regole di ‘ndrangheta, nel momento in cui ha aperto un punto vendita a Rosarno ma nel territorio sul quale la signoria mafiosa è esercitata da altra cosca, quella dei Cacciolla, è stato costretto a versare regolarmente somme di denaro a titolo estorsivo a questi ultimi, al fine di mettersi al riparo da azioni ritorsive e proseguire l’attività commerciale in tranquillità. Il fulcro di questo complesso meccanismo collusivo è rappresentato da un commercialista di Rosarno, regista anche di attività connesse alla gestione ed all’occultamento/schermatura del patrimonio illecitamente accumulato dalla cosca.

 

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