Oggi il ROS – con il supporto in fase esecutiva del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria e dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori “Calabria” – coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria diretta dal Procuratore della Repubblica f.f., dr. Giuseppe Lomardo, ha dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 4 indagati ritenuti di far parte della cosca “Labate”, articolazione ‘ndranghetista egemone nella del quartiere Gebbione di Reggio Calabria. Sono indagati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso. Si tratta di un 66enne(destinatario della misura della custodia cautelare in carcere), di un 59enne (destinatario della misura della custodia cautelare in carcere), di un 40enne (destinatario della misura della custodia cautelare in carcere) e di un 54enne (destinatario della misura degli arresti domiciliari presso il proprio domicilio).
Le indagini
I provvedimenti scaturiscono da un’articolata indagine del ROS, avviata nel 2019, che ha consentito di documentare: gli assetti della cosca, riattualizzandoli, nel periodo successivo gli arresti eseguiti nella precedente indagine “Heliantus”, rispetto al quale il presente procedimento si è posto quale logica prosecuzione, mettendo in luce come il sodalizio abbia mantenuto inalterata la peculiare pervasività sul tessuto economico della zona di influenza, consentendo di individuarne il vertice nel 66enne e nel 59enne – sono fratelli -, in virtù dello stato di restrizione dei fratelli maggiorenti di 75 e 74 anni. Uno degli indagati avrebbe esercitato un controllo pervasivo del territorio esercitato per ridurre i rischi di esposizione alle indagini delle forze di polizia, organizzando, secondo l’accusa, una ben congeniata rete di comunicazioni attraverso incontri riservati presso luoghi ritenuti sicuri, utilizzando fidati fiancheggiatori per “schermare” gli appuntamenti. Dalle indagini sarebbe emersa la pressione esercitata dagli indagati sugli operatori economici del territorio di riferimento che subivano sistematiche azioni vessatorie, volte all’imposizione di prodotti alimentari e al pagamento di proventi estorsivi.