Piantedosi, assegnati 23.710 immobili e 2.223 aziende confiscati

Redazione

“È una giornata densa di significato per il valore concreto dell’iniziativa ma anche di quello simbolico perché la sede di Reggio Calabria, che è stata la prima storica dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, viene collocata in un bene che fu sottratto alle organizzazioni criminali. Questo consentirà anche la continuazione e il miglioramento delle attività e delle performance dell’Agenzia. Oggi è veramente una bella giornata”. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, oggi a Reggio Calabria per l’inaugurazione della nuova sede dell’Ansbc in un immobile nel centro storico che è stato confiscato a don Rocco Musolino, ritenuto un boss dalla magistratura ma deceduto alcuni anni fa senza essere mai condannato per mafia. Ad accogliere il ministro, la Sottosegretaria con delega ai Beni confiscati, Wanda Ferro; il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto; il sindaco Giuseppe Falcomatà; il parlamentare di Forza Italia, Francesco Cannizzaro. “Da quando è stata costituita fino ad adesso, l’Agenzia ha destinato in tutta Italia 23.710 beni immobili e 2.223 aziende. E questo l’ha fatto conferendole ad enti istituzionali per il tramite degli enti locali ad associazioni, sia per lo svolgimento di attività propria istituzionale o per attività sociali. Solo qui in Calabria sono stati 8.344 i beni che sono stati in qualche modo riassegnati e 608 sono state le aziende. Ma mi piace citare anche il dato che riguarda l’attività del nostro Governo perché da quando siamo in carica questa performance, grazie soprattutto agli attori istituzionali, si è particolarmente intensificata perché abbiamo assegnato 6.612 beni di cui 4.515 beni immobili per un valore complessivo di 304 milioni di euro”, ha ribadito il ministro. Riguardo alla gestione delle aziende mafiose gestite oggi dallo Stato, Piantedosi ha dichiarato: “Dobbiamo scongiurare nella maniera più assoluta che possa passare il messaggio che ciò che riesce a fare la criminalità organizzata non riesce a farlo lo Stato. È un messaggio che noi dobbiamo scongiurare. Lo dobbiamo fare qui ma lo dobbiamo fare altrove. Lo dobbiamo fare per i calabresi ma lo dobbiamo fare per il nostro splendido Paese”.

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