Faida nel vibonese, la Cassazione conferma gli ergastoli

Anna Franchino


La Corte di Cassazione ha confermato le condanne inflitte in appello a boss e sodali del clan Patania di Stefanaconi nel processo scaturito dall’operazione “Gringia – dietro le quinte”. La condanna all’ergastolo è stata confermata per Giuseppina Iacopetta, vedova del boss Fortunato Patania, ucciso nel 2011 durante la faida con i Piscopisani, e per i figli della donna, Saverio, Salvatore e Giuseppe Patania, per il boss di Limbadi Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, di Nicotera Marina, per Cristian Loielo, di Sant’Angelo di Gerocarne e per Salvatore Callea, di Oppido Mamertina. Confermati poi i 30 anni di reclusione rideterminati in Appello per Francesco Lopreiato, di San Gregorio d’Ippona e Giuseppe Comito, Vibo Marina (in primo grado condannati all’ergastolo). L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Catanzaro, ha fatto luce su una serie di omicidi commessi nell’ambito della faida scoppiata tra l’autunno del 2011 e l’estate del 2012. Numerosi i delitti contestati in questo troncone processuale: quelli di Michele Mario Fiorillo (16 settembre 2011), Giuseppe Matina (20 febbraio 2012), Francesco Scrugli (21 marzo 2012), Davide Fortuna (6 luglio 2012). Sei invece gli agguati falliti: Rosario Fiorillo (24 novembre 2011), Francesco Calafati (21 marzo 2012), Francesco Scrugli (11 febbraio 2012), Rosario Battaglia e Raffaele Moscato (21 marzo 2012), Francesco Meddis (26 giugno 2012).

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