Reggio Calabria, arrestato boss mafia nigeriana

Isabella Roccamo

E’ ritenuto tra i capi della mafia nigeriana il 43enne arrestato dalla Squadra mobile di Reggio Calabria con l’accusa di riduzione in schiavitù, tratta di esseri umani, sequestro e violenza sessuale. Con la promessa di un posto di lavoro, avrebbe fatto arrivare in Italia una ragazza nigeriana. L’uomo, però, l’avrebbe costretta a prostituirsi, sequestrata, violentata, messa incinta e poi cacciata di casa. Alla donna sarebbe stato impedito di portare con sé i documenti e anche il figlio nato dallo stupro subito dal suo aguzzino. L’arresto del 43enne, indagato anche per associazione a delinquere, è stato disposto dal gip Vincenza Bellini su richiesta del procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e del sostituto della Dda Sara Amerio.
Assieme al fratello e ad altri soggetti che si trovano in Libia e in Nigeria, l’uomo avrebbe reclutato in patria ragazze da condurre con l’inganno in Italia. Nell’inchiesta sono indagati altri tre nigeriani, due donne di 30 e 22 anni, e un uomo di 25.
Le vittime venivano legate mediante rito voodoo e tenute in uno stato di completa prostrazione psicologica per poi avviarle alla prostituzione. Una di loro lo ha denunciato e ha raccontato agli investigatori di essere stata “sottoposta in Nigeria ad un rito di magia nera per vincolarla al rispetto dell’impegno di pagare la somma di 25mila euro”.
Secondo quanto emerso dalle indagini ci sarebbe stata una vera e propria cerimonia in cui la ragazza, all’epoca ventunenne, e la sua famiglia sono state minacciate di morte nel caso in cui avessero infranto il giuramento.

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