Omicidio Ramundo, il giorno dopo a Cariglio

Gianluca Pasqua

Lo scenario era già abbastanza chiaro ieri, la morte di Giuseppe Ramundo il promotore finanziario di Fuscaldo è da considerarsi l’ennesimo delitto commesso per futili motivi, ragioni banali, se viste dall’esterno, che diventano di vitale importanza per i protagonisti delle vicende portandoli a commettere episodi di inaudita violenza che sfociano quasi sempre nel sangue. In Contrada Cariglio tutti sapevano che Geppino e Giuseppe pur portando lo stesso cognome erano lontani anni luce, divisi da un confine, da una servitù d’acqua contesa e da caratteri agli antipodi. La vittima viene descritta come una persona mansueta, dedita al suo lavoro e appassionato di agricoltura. Il suo cruccio erano i familiari, una sorella non vedente deceduta qualche tempo fa e il fratello, anch’egli portatore di handicap da accudire e assistere. L’altro, un bidello in pensione, – lo dicono in tanti nella contrada – è la classica testa calda, irascibile, litigioso. A microfoni spenti più di un vicino ha detto di non aver mai avuto un buon rapporto con lui. Particolari che servono a poco, adesso, che l’irreparabile è già avvenuto. Quello che è successo sulla stradina che costeggia un vigneto lo potranno ricostruire gli inquirenti basandosi sì, se e quando deciderà di parlare, sul racconto del presunto omicida, che ferito lievemente ad una gamba è ancora piantonato in una stanza di ospedale, ma anche sulle immagini riprese dalle telecamere che Giuseppe Ramundo aveva posizionato proprio in seguito ai litigi e al rapporto burrascoso con il vicino. Quegli obiettivi probabilmente dovevano servire a immortalare eventuali sconfinamenti o dispetti, non di certo la propria fine… Il 53enne di Fuscaldo si era visto dare ragione anche dal Tribunale, ma non è bastato. La sentenza definitiva è arrivata ieri alle 8:30 del mattino, 3 colpi d’arma da fuoco sparati molto probabilmente con la pistola ritrovata a pochi passi dal cadavere. Un altro colpo della stessa arma o di un fantomatico fucile non ancora ritrovato, ha sfiorato la gamba del 62enne fermato dai Carabinieri e a disposizione dei magistrati della Procura di Paola che indagano sulla tragedia che ha sconvolto la gente di Cariglio.

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