Sulla base dei casi finora osservati, che “rappresentano comunque una casistica limitata, è emerso che le reinfezioni da Covid possono portare ad una accentuazione della sintomatologia del long Covid, anche se in un quadro che resta comunque di minore gravità rispetto alle situazioni di long Covid determinate da infezioni primarie”. Lo spiega Massimo Andreoni, direttore dell’Unità operativa complessa di Malattie infettive di Roma Tor Vergata. “C’è bisogno naturalmente di un periodo di osservazione più lungo, ma alcuni dei pazienti reinfettati osservati finora riferiscono – afferma Andreoni – di avere un aggravamento della sintomatologia sottostante di long Covid, come se la reinfezione riaccendesse i meccanismi del long covid, ma comunque in un quadro di gravità non allarmante”. In generale, rileva l’esperto, “il fatto di avere sempre più reinfezioni comunque non ci sorprende, perchè il virus SarsCoV2 è in grado di reinfettare le persone anche immunizzate; quindi più ci sono soggetti infettati – e orami siamo ad almeno un terzo della popolazione italiana che è stata infettata – più è probabile che vedremo delle reinfezioni. Questo anche perchè la variante Omicron ha un altissimo tasso di infettività e l’immunità acquisita da una precedente infezione non copre da Omicron”. Sono anche segnalati casi di persone infettate con Omicron, rileva Andreoni, “reinfettatesi con le sottovarianti Omicron 4 o 5; quindi, anche l’immunità pregressa derivata da una precedente infezione da virus Omicron non basta a proteggere dal rischio di una nuova infezione determinata dalle sue sottovarianti”. Ad ogni modo, mediamente, “le reinfezioni si comportano come il contagio nei soggetti vaccinati: è cioè difficile che si viluppi malattia grave. Certamente, però, vediamo anche persone con reinfezione che arrivano alla ospedalizzazione, ma questo – conclude Andreoni – dipende dalla fragilità della singola persona”.