Operazione “Molo 13” colpiti i Gallace di Guardavalle, Gratteri: “indagine internazionale”

Red02

Colpisce presunti boss e gregari della cosca Gallace di Guardavalle l’operazione denominata “Molo 13” coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro ed eseguita stamane dalla Guardia di Finanza.

Alle prime ore di oggi 15 aprile 2021, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro e il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza di Roma, diretti e coordinati dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione all’Ordinanza di applicazione di misura cautelare personale emessa dal G.I.P. del Tribunale di Catanzaro nei confronti di 20 indagati per i delitti di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, con lo scopo di agevolare l’organizzazione di stampo mafioso di riferimento.

L’attività interviene in concomitanza con una analoga operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze che interessa i referenti del sodalizio operanti in Toscana. L’operazione denominata “MOLO 13”, che rappresenta l’epilogo di una complessa attività investigativa condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro e dallo S.C.I.C.O. della Guardia di Finanza di Roma con il coordinamento di questo Ufficio di Procura, vede impiegati oltre 150 finanzieri, con l’ausilio di unità Antiterrorismo Pronto Impiego, di unità cinofile antidroga e della componente aerea della Guardia di Finanza.

La misura cautelare, disposta dal G.I.P. di Catanzaro nei confronti di 20 soggetti (di cui diciannove in carcere e uno agli arresti domiciliari), è stata eseguita tra Calabria, Sicilia, Puglia, Lazio, Toscana, Liguria, Piemonte e Lombardia. Contestualmente, i finanzieri hanno dato esecuzione al sequestro preventivo d’urgenza di beni, emesso da questa Direzione Distrettuale Antimafia, per un valore complessivo stimato in oltre 4 milioni di euro.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, ha evidenziato un grave quadro indiziario a carico di esponenti di spicco della cosca di ‘ndrangheta radicata sul territorio di Guardavalle, e riconducibile alla famiglia GALLACE, che avevano messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale con lo scopo di agevolare l’associazione di stampo ‘ndranghetistico, caratterizzata da marcati profili operativi internazionali, capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal Sud America (Colombia, ma anche Brasile) e di “piazzarla” in Europa (Spagna, Olanda, Inghilterra e Slovenia), Nuova Zelanda e Australia.

Nell’ambito dell’operazione odierna è emerso il ruolo verticistico assunto da uno degli esponenti di vertice del sodalizio di ‘ndrangheta, conosciuto come cosca GALLACE che, nel corso degli ultimi decenni, si è trasformata in una vera e propria impresa criminale attraverso numerose attività illecite, che hanno consentito di accrescere la potenza militare ed economica e di acquisire un controllo sempre più penetrante del territorio della fascia ionica a cavallo delle province di Catanzaro e Reggio Calabria, con diramazioni nell’hinterland laziale, toscano e lombardo.
In considerazione della forte penetrazione della cosca GALLACE nelle suddette regioni italiane, in particolare in Toscana, si è proceduto alla proficua attività di coordinamento tra la Procura Distrettuale di Catanzaro e quella di Firenze volta a intervenire simultaneamente nei confronti di tutti i componenti gravitanti nel contesto della cosca GALLACE insistenti nei territori di interesse.

Le indagini, che si sono avvalse del contributo di alcuni collaboratori di giustizia, hanno consentito di inquadrare la rilevanza criminale del sodalizio nel traffico internazionale di stupefacenti, evidenziandone la capacità di interfacciarsi direttamente con i fornitori sudamericani per l’acquisto di notevoli quantitativi di droga.

A tale proposito, a seguito del sequestro da parte delle Autorità olandesi di dati criptati con tecnologia non convenzionale, denominata PGP, estrapolati proprio da tale server, con la preziosa collaborazione del rappresentante Italiano presso Eurojust, è stato possibile utilizzare un numero formidabile di messaggi di posta elettronica, prevalentemente in lingua italiana, trasmessi da dispositivi BlackBerry, con la crittografia PGP.
Con la decriptazione di tale messaggistica, da parte dello S.C.I.C.O. e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro della Guardia di Finanza, è stato possibile trarre significative indicazioni sul modus operandi dell’organizzazione, identificare i sodali e ricostruire numerosi episodi di commercio e importazione di sostanze stupefacenti, tra i quali l’importazione di una fornitura del peso di oltre 150 chilogrammi di cocaina sequestrata nel maggio 2017 presso il porto di Livorno, e per la quale, le chat scambiate tra i soggetti coinvolti, consentiva di rilevare che era stato commissionato l’acquisto di circa 200 kg di cocaina dalla Colombia, trasportato all’interno di un container a bordo di una motonave partita dal porto di Cartaghena (Colombia), il cui recupero, programmato inizialmente a Barcellona (Spagna), veniva tentato, con esito negativo, presso Livorno.

Il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha spiegato: “È un’indagine di respiro internazionale, che tocca quattro Stati e parte dalla Colombia. L’elemento di novità sta nel ruolo del Costarica, paese che ha non solo la più grande biodiversità del mondo ma è anche la porta della droga verso l’Europa. Questa volta in Costarica abbiamo scoperto un server di intercettazioni telefoniche, che usciva fuori dai canoni ufficiali perché non apparteneva a nessuno Stato e a nessuna società, bensì era abusivo e usato da organizzazioni criminali in particolare i trafficanti di cocaina. Questo server impediva intromissioni esterne ma siamo riusciti a bucarlo e a cogliere le conversazioni fra trafficanti in chiaro, non criptate. Questo consente di attestare la credibilità della polizia giudiziaria italiana all’estero, perfezionata da diverse operazioni. Abbiamo molto materiale probatorio su una famiglia di ‘ndrangheta di serie A, i Gallace, che opera anche nel Reggino. Il dato significativo, che testimonia il salto di qualità, è essere entrata in un circuito di elite del narcotraffico”.

Il generale Alessandro Barbera , capo della Scico, ha aggiunto: “E’ un’indagine importante perché dà la chiara percezione della qualità della polizia giudiziaria italiana nel mondo. Abbiamo raccolto conversazioni e chat che ci hanno rivelato un sistema perdurante finalizzato al traffico di cocaina. Analizzando i tabulati telefonici, abbiamo riversato intere conversazioni che hanno descritto attività illegali nel campo dello smistamento di droga in Europa ma anche Oceania. Abbiamo fermato il tentativo di traffico di 200 chili di cocaina in partenza dall’America del Sud e destinata al porto di Livorno, ma che si è poi dispersa in mare per cattive condizioni meteo ma siamo riusciti a sequestrare 150 chili”.

“L’organizzazione transnazionale – ha affermato il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla – aveva legami con più Paesi d’Europa. Uno degli snodi dell’inchiesta è il sequestro di cocaina davanti al porto di Livorno. Ciò ha comportato una collaborazione con la procura di Firenze, perché in Toscana vivono alcuni esponenti della cosca Gallace. Il centro direzionale di questa organizzazione era a Guardavalle, qui avvenivano gli incontri importanti e da qui partivano le direttive per il traffico di droga. Questo sistema della comunicazione criptata è stato svelato perché alcuni esponenti della cosca operavano in Calabria”.

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