8 marzo: idm donne lancia la sua campagna di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto alla violenza di genere

Anna Franchino

Sono 7 i femminicidi dall’inizio del 2021, più di uno a settimana. Un dato che si unisce a quello del 2020 su cui pesano i lunghi mesi del lockdown. Nei primi sei mesi 2020 i femminicidi sono stati il 45% del totale degli omicidi, contro il 35% dei primi sei mesi del 2019. Durante il lockdown, a causa del Covid-19, gli episodi di violenza domestica sulle donne sono raddoppiati. Questi i dati dell’Istat e riportati dalla stampa che ormai quotidianamente racconta storie di violenza, di abusi e di quel fenomeno incessante che si manifesta ovunque e in qualsiasi contesto sociale e culturale. Secondo l’Oms una donna su cinque ha subito, nella sua vita, abusi fisici o sessuali da parte di un uomo, soprattutto marito, familiare, padre, vicino di casa o amico. I casi maggiori si registrano, infatti, in famiglia, tra le mura domestiche. La violenza intrafamiliare è una delle più frequenti estrinsecazioni della violenza, sia fisica sia psichica è perpetrata da soggetti violenti per natura psichica, da chi è affetto da patologie non sempre diagnostica in tempo, ma anche da chi che fino ad allora non aveva mostrato alcun tipo di aggressività ma covava all’interno frustrazioni e depressioni, non ravvisabile e individuabile all’esterno, nella maggior parte dei casi neanche dalla vittima stessa che sovente solo dopo anni si rende conto che “qualcosa non va”. Ecco perché occorre prestare particolare attenzione ai segnali premonitori di tali violenze, evitando di sottovalutarli. Nelle cronache giudiziarie è riscontrabile la mancanza di attenzione verso tali fenomeni in quanto, solitamente, l’eziologia di tali comportamenti viene definita quale “depressione” o “raptus” che non esiste, mentre la causa va ricercata nella patologia o nel disagio psichico di cui spesso è affetto l’offender. Comportamenti psicologicamente violenti sono: UMILIAZIONE E CRITICA, (svalutazione continua del lavoro, risultati ottenuti, commenti negativi sul modo di vestire); CONTROLLO sugli spostamenti, internet, messaggi chiamate, tendenza ad esercitare possesso nei confronti dell’altro; ACCUSE, attribuire alla vittima la causa del loro comportamento della loro rabbia, per poi portare attraverso la negazione dei fatti la vittima a dubitare di se stessa, a pensare di aver agitato in modo eccessivo  e di non aver nessun senso dell’umorismo; ISOLAMENTO si cerca pian piano di isolare la vittima dalle persone a lei più vicine. La forma più subdola e devastante è quella psichica. Un percorso piuttosto lungo e logorante per la vittima che si conclude quasi sempre con la violenza fisica fino a provocarne la morte. La vittima viene scelta con un carattere né troppo forte né troppo debole e mediante un lavoro certosino e costante, che può durare anche molti anni, a poco a poco in modo subdolo la plagia, la manipola, la depersonalizza, la logora, la condiziona in ogni sua manifestazione, sino a renderla incapace di ribellarsi, perché sopraggiunge la perdita della stima di se stessa. A questo si aggiunge anche quella che viene definita violenza economica, l’impossibilità cioè di avere accesso alle risorse economiche e quindi mancanza di autonomia. La vittima, in molti casi, tende a difendere il suo aggressore, che scusa per i suoi comportamenti perché plagiata e quindi assuefatta, o non vuole o non può rovinare pubblicamente la buona immagine di lui (ad es. se è un professionista affermato), o perché tende a proteggere e difendere i propri figli. A volte perché si vergogna di ammettere il fallimento del matrimonio o della relazione e sceglie di continuare a subire. Per uscire da una situazione di violenza servono amore verso se stessa e consapevolezza, solo così si ha la forza di chiedere aiuto. Ma per fare ciò le donne devono sentirsi protette, supportate dalla società e dallo Stato. Purtroppo ad oggi nonostante i passi avanti fatti anche a livello legislativo con, ad esempio, la Legge n. 69 del 2019 conosciuta come Codice Rosso, ancora la strada è lunga e tortuosa. Vittime inconsapevoli della violenza degli adulti sono i bambini la cosiddetta violenza assistita, che non sono in grado di comprendere i meccanismi e il perché dell’atteggiamento del genitore e si trovano sovente schiacciati tra le comunicazioni contraddittorie dei partner che rischiano di avere effetti devastanti sulla loro psiche, avendo generalmente i bambini bisogno non di messaggi di valenza diametralmente diversa ma di certezze. A seguito di violenze coniugali anche i figli possono subire gravi traumi con la comparsa di turbe che possono assumere varie forme, psico-somatiche, emotive oppure comportamentali. Per uscire da una situazione di violenza servono amore verso se stessa e consapevolezza, solo così si ha la forza di chiedere aiuto. Ma per fare ciò le donne devono sentirsi protette, supportate dalla società e dallo Stato. Purtroppo ad oggi nonostante i passi avanti fatti anche a livello legislativo con, ad esempio, la Legge n. 69 del 2019 conosciuta come Codice Rosso, ancora la strada è lunga e tortuosa. Ciò che deve essere chiaro a tutti è che la violenza contro le donne non riguarda solo queste ma è appartiene a tutti. Alla base vi è bisogno di un cambio di rotta cultura che porti all’eliminazione dei ruoli di genere, maschio/femmina e le tradizioni ad esse legati. Una parità che non deve essere più soltanto puramente formale ma sostanziale. È necessario educare le nuove generazione al rispetto, ai sentimenti, a saper riconoscere atteggiamenti e modi sbagliati che sfociano poi quasi sempre in violenza. È fondamentale ascoltare le vittima di violenza, anche nei loro silenzi, cercare di creare spazi idonei e adatti all’accoglienza dove possano sentirsi sicure e protette.

IdM Donne, come movimento politico, lancia quindi la sua campagna di sensibilizzazione di prevenzione e contrasto della violenza di genere e propone di realizzare in concerto con le Istituzioni e gli organismi politici:

  • maggiori servizi essenziali, quali case rifugio, centri antiviolenza, numeri verdi, servizi di consulenza psichica e legale. Affinché le donne possano avere un punto di riferimento, per non sentirsi sole ed essere accompagnate in tutte le fasi del percorso.
  • Attraverso la collaborazione con esperti prestare assistenza per aiutare le vittime a saper riconoscere i segnali. Il consenso entusiastico e gratuito a ogni richiesta è la conditio sine qua non perché non vi sia margine di violenza. Il consenso non ammette linee sfocate: il sì dev’essere senza esitazioni e costrizioni. Il silenzio non è consenso, il flirt non è consenso, il forse non è consenso.
  • Creare una campagna di sensibilizzazione attraverso i social media.
  • Chiedere finanziamenti per la realizzazione di progetti che supportano le vittime.

IdM Donne in occasione dell’8 marzo, vuole dedicare a tutte le donne un pensiero di Rita Levi Montalcini, il nostro premio Nobel per la medicina: “Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale della società”.

 

 

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