Settembre Rendese: domani doppio appuntamento con Bazzi e il live di Calibro 35

Anna Franchino

Mercoledì 30 settembre saranno i Calibro35, band milanese black-funk, che, accompagnati dall’orchestra TAU-Teatro Auditorium Unical, omaggeranno all’interno del Settembre Rendese il maestro Ennio Morricone recentemente scomparso.  Appuntamento alle 22,00 a piazza Matteotti per la prima nazionale del live che vedrà salire sul palco i più interessanti tra i musicisti dell’attuale panorama musicale italiano: Enrico Gabrielli (Afterhours, Mariposa, Vinicio Capossela) alle tastiere e ai fiati, Massimo Martellotta (Stewart Copeland, Eugenio Finardi) alla chitarra, Fabio Rondanini (Collettivo Angelo Mai, Cristina Donà, Niccolò Fabi, Afterhours) alla batteria e Luca Cavina (Beatrice Antolini, Zeus!) suoneranno insieme all’ensemble diretto da Alfredo Biondo che vede la direzione d’orchestra affidata a Mirko Onofrio, Giuseppe Oliveto e Stefano Amato. Pre-produzione affidata a Dario Della Rossa e Giuseppe Santelli. Il progetto, nato all’indomani della scomparsa del compositore, è una produzione originale, la prima che vede coinvolta la kermesse. “Indagine su Morricone” sarà un viaggio all’interno delle colonne sonore che hanno reso celebre in tutto il mondo il premio Oscar rivisitate e ri-arrangiate nello stile camaleontico e visionario che ha reso celebri i Calibro 35. Finalista al Premio Strega, giornalista del quotidiano “Domani”, Jonathan Bazzi, tra le penne più creative dell’attuale panorama letterario italiano, presenterà all’interno del Settembre Rendese, il romanzo “Febbre”, edito da Fandango e in lizza per il Premio Sila. Mercoledì 30 settembre alle 18,00 l’autore dialogherà con lo scrittore Nicola H. Cosentino del suo esordio letterario nato dalla decisione, alla fine del 2016, di parlare pubblicamente della sua sieropositività con un articolo (“Ho l’HIV e per proteggermi vi racconterò tutto”) diffuso in occasione della Giornata Mondiale contro l’AIDS e divenuto poi racconto crudo e appassionato della sua esperienza in una terra di frontiera, periferia e al tempo stesso centro dell’universo emozionale dello scrittore. “Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano” scrive Bazzi per descrivere la sua terra natia, “dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso”.

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