I medici cubani negli ospedali della Piana

Anna Franchino

È arrivato il momento per i medici cubani di prendere servizio negli ospedali calabresi, da oggi i 51 medici arrivati lo scorso 28 dicembre lavoreranno a fianco dei colleghi italiani nei nosocomi di Polistena (16), Gioia Tauro (10), Locri (16) e Melito Porto Salvo (9). Dopo il corso intensivo di lingua italiana seguito all’Università della Calabria i camici bianchi sono pronti ad iniziare la loro avventura nelle corsie ospedaliere della nostra Regione”. Il Presidente Roberto Occhiuto, ricorda le polemiche e gli intoppi burocratici superati per farli arrivare in Italia. Un’iniziativa – ritiene il governatore – che evidentemente ha dato fastidio a qualcuno e che invece ha l’unico scopo di tenere aperti – nonostante la carenza di personale e ad esclusivo vantaggio dei pazienti – tutti i reparti e tutti gli ospedali”. I medici in queste ore stanno prendendo contatto con i reparti dove offriranno il loro apporto, sono in 16 a Polistena e Locri, 10 a Gioia Tauro e 9 a Melito Porto Salvo. Tra loro  ortopedici, radiologi,  cardiologi e altri di varie discipline che saranno destinati probabilmente al pronto soccorso. Per 2 mesi saranno affiancati dai professionisti interni. “Daremo il massimo contributo – ha detto uno di loro – e garantiamo il massimo impegno per migliorare i servizi negli ospedali. Dalla nostra esperienza, oltre che a fornire aiuto, speriamo anche di ricevere in termini di rapporti umani”. Certo i problemi della sanità calabrese non svaniscono così, lo sa bene Occhiuto che chiede la collaborazione del Governo per rendere i concorsi più appetibili: “Come ho detto più volte, i medici cubani non toglieranno alcun posto di lavoro a medici italiani o calabresi, e questa vicenda non è una scorciatoia per non affrontare di petto i problemi che ci sono. Per superare l’emergenza in modo strutturale l’unica strada che abbiamo è quella dei concorsi, che continueremo a bandire su tutto il territorio regionale per assumere medici a tempo indeterminato. Costruiremo concorsi più attrattivi, coinvolgendo anche gli specializzandi, per far in modo che anche ospedali periferici possano essere presi in considerazione da medici specializzati alla ricerca di un’occupazione. E per farlo chiederemo la compartecipazione del governo nazionale: se ad un carabiniere o ad un magistrato che prestano servizio in Calabria viene riconosciuto qualcosa in più – in termini economici e di carriera – perché la nostra Regione viene considerata zona disagiata, questo criterio deve valere ancor di più per la sanità, settore in macerie e commissariato da oltre 12 anni. E su questi punti ho aperto un proficuo confronto con il ministro Orazio Schillaci.”

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