Omicidio Cocò, Corbelli a Chiesa: “sorelline tornino a casa”

Anna Franchino

“Chiedo a Papa Francesco e alla Chiesa locale di intervenire e spendere una parola per il ritorno a casa delle due sorelline del piccolo Cocò, il bambino di Cassano di 3 anni, ucciso e bruciato insieme al nonno e a una giovane donna marocchina, nel gennaio di sette anni fa”. E’ l’appello rivolto dal leader del movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che su sollecitazione della madre di Cocò, Antonia Iannicelli, e del suo legale, l’avvocato Liborio Bellusci, da alcuni giorni ha intrapreso iniziative per far tornare a casa le sorelline di Cocò, oggi di 12 e 13 anni, che dal 30 luglio 2015 vivono in affidamento in una famiglia di una città del Nord. Corbelli, che nei giorni scorsi ha rivolto un appello pubblico al Tribunale dei Minori di Catanzaro chiedendo “di porre fine a questa ingiustizia e di consentire il ritorno a casa delle bambine, come è giusto e umano e loro sacrosanto diritto”, ha anche preannunciato per domani, 19 gennaio, settimo anniversario del ritrovamento del corpicino senza vita di Cocò, “una clamorosa iniziativa su Fb che – afferma – dimostrerà in modo palese, come potevo salvare il piccolo Cocò se solo mi avessero ascoltato”. Corbelli ricorda “la visita e la grande manifestazione con il Santo Padre a Sibari, il 21 giugno 2014, cinque mesi dopo il barbaro assassinio di Cocò, un crimine così efferato che colpi il mondo intero e che portò appunto, pochi mesi dopo, Papa Francesco a Cassano. Chiedo al Vescovo di Cassano, mons. Francesco Savino, di recapitare questo mio appello a Papa Bergoglio. Sono certo che il Santo Padre farà e dirà qualcosa, sicuramente non resterà indifferente, perché quel bambino non lo ha certamente dimenticato ma lo ha sempre nel cuore così come le sorelline di Cocò che, sono convinto, ci aiuterà per esaudire il loro desiderio di far ritorno a casa”. Corbelli ricorda che al momento della partenza delle bambini era “a salutarle, con tristezza e commozione e con la promessa che avrei fatto di tutto per farle ritornare a casa, non appena i loro genitori, in quel momento in carcere, fossero stati scarcerati. Genitori che oggi sono entrambi liberi, dopo aver scontato la pena per un errore di gioventù, una condanna per droga. La mamma dopo aver trascorso un anno a Torino, in una comunità del Gruppo Abele di don Ciotti dell’Associazione Libera, dall’ottobre scorso ha fatto ritorno a casa, a Cassano, dove aspetta di riavere e riabbracciare le sue due bambine, che nel 2020 ha visto due sole volte”.

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